BY#7: Il Re dei Giganti, Oliviero Bosatelli
Il bello dello spirito di Beat Yesterday è che ai propri traguardi non c’è mai fine. In queste settimane vi abbiamo raccontato le sfide più diverse, piccole o grandi avventure ma, comunque, imprese per chi le ha portate a termine coronando un sogno. Senza voler togliere nulla agli altri, quella che vi raccontiamo oggi è la storia di un Beat Yesterday con la B – è il caso di dirlo – maiuscola. È la storia di Oliviero Bosatelli, per ben due volte vincitore del Tor des Geants.
“Il Tor”, l’ultratrail leggendaria
Ci sono molte gare estreme al mondo e, tra queste, molte sono ultratrail. Tra queste la più dura, molto probabilmente, è il Tor des Geants. Il Giro dei Giganti – in dialetto valdostano – è lungo 330 km, per 24.000 mt D+. Un’unica tappa, lungo le Alte Vie della Valle d’Aosta, con partenza e arrivo da Courmayeur, in semi-autosufficienza. La vera sfida, al TOR è arrivare al traguardo. Figuriamoci arrivare per primi. E invece è successo, a Oliviero Bosatelli: bergamasco, cinquantenne, vigile del fuoco.
“La prima volta sono stato sul percorso del Tor des Geants come spettatore. Era il 2015. Mi sono piazzato al km 250 e ho osservato gli atleti che passavano. Mi sono chiesto come potessero correre su distanze così lunghe, mi sembrava impossibile. Per me, soprattutto, che ho iniziato a correre giusto per tenermi in forma”.
A poco a poco, però, la passione di Oliviero per la corsa in montagna ha preso la strada dell’agonismo e delle lunghe distanze. Nel 2016 è al via del Tor des Geants. Nessuno lo conosce. È il classico outsider. Eppure vince. Taglia per primo il traguardo dopo poco più di 75 ore di gara.
Nel 2017 torna a Courmayeur e arriva secondo. Nel 2018 è di nuovo lui il vincitore, Il Gigante. Migliora anche il suo tempo: 72 ore 37 minuti e 13 secondi.
“Nel 2016 è stato tutto più facile, non avevo nulla da perdere e la vittoria è stata inaspettata. Nel 2019 è stata più dura, anche per alcuni problemi lungo il percorso che mi hanno fatto pensare anche al ritiro”.
Perché lo fai?
“Prima della partenza la tensione è a mille, anche al Tor, di cui ormai conosco molto bene tutto il percorso . Mi assalgono mille dubbi. Mi sarò preparato bene? Avrò scaricato a sufficienza? Mi dico che va bene, mal che vada ci ho provato. Poi parto e dopo 5 minuti mi sono già dimenticato tutto. Testa bassa e si va, penso solo a correre, a restare concentrato, a dosare le energie per gestire uno sforzo così lungo”.
Qual è la difficoltà maggiore di una gara come questa?
“Tenere duro, nei momenti di crisi. Ma io penso che proprio quando sei in difficoltà bisogna sempre cercare di vedere il lato positivo. Quando ero in testa al Tor e sentivo tutta la fatica, pensavo a chi era ultimo. Pensavo che avrebbe dovuto faticare per molto più tempo di me, arrivando magari uno o due giorni dopo. Ci vuole caparbietà. E anche un po’ di incoscienza”.
“Correre in montagna è un’esperienza incredibile. Quando arrivi a 3.000 metri, spegni la luce e guardi il cielo, nel silenzio più assoluto. Solo tu e l’universo. E lì le stelle le vedi tutte. Un’emozione unica che auguro a tutti di poter provare almeno una volta nella vita. Ecco cosa mi spinge a farlo”.
Il futuro di Oliviero sarà sicuramente ancora in montagna.
“Vorrei mettermi ancora alla prova, cercando di essere competitivo, anche se alla mia età non è facile migliorare il tempo. Ma non è quello che conta. Non c’è sconfitta quando fai quello che ti piace. L’importante è godersi a pieno ogni avventura, viverla come merita. Mal che vada, è tutta esperienza per la prossima gara!”.
Anche tu, come Oliviero, hai superato il tuo personale Beat Yesterday? Vogliamo darti voce, perché tu possa essere di ispirazione e motivazione per tutti gli altri. Raccontaci la tua storia.