BY#8: Paolo Chiarino, l’uomo dei ghiacci
Ci sono limiti più estremi di altri, oltre i quali in pochi penserebbero di spingersi, come nuotare in acque gelide, sotto lo zero. Ma, in fondo, anche questo è questo spirito Beat Yesterday. E Paolo Chiarino lo ha colto in pieno.
Paolo Chiarino, campione del mondo di Ice Swimming
Classe 1966, genovese, manager d’azienda, Paolo Chiarino in acqua ci è cresciuto, sviluppando quella passione per l’avventura, per le sfide che lo hanno portato a vincere i campionati del mondo di Ice Swimming, la specialità di nuoto senza muta in acqua gelide.
“Ho iniziato a nuotare da piccolo, con mio padre, poi sono passato alla pallanuoto, al triathlon, al nuoto di fondo. Nell’endurance è così: ogni limite superato ti spinge verso quello successivo”.
Così, dopo le lunghe distanze Paolo si è dedicato a questa particolare disciplina che, fino al suo arrivo, era sempre stata appannaggio dei nordeuropei, dei russi in particolare.
“Perché lo faccio? Per due motivi, principalmente. È un’incredibile botta di adrenalina, un’esperienza unica che va vissuta. E poi perché mi dà la possibilità di visitare luoghi unici e spettacolari che, altrimenti, non avrei avuto occasione di conoscere. Più che quello sportivo, è l’aspetto dell’avventura, del viaggio, che mi ha attirato dell’Ice Swimming”.
Le avventure in acque gelide
Paolo, negli ultimi anni, ha nuotato per 1000 m tra i ghiacci dell’Antartide, a -1,2°, nel ghiacciaio del Perito Moreno, in Siberia, ha attraversato lo Stretto di Bering, invitato dal Governo russo, scortato da due navi militari.
“Per chi nuota in acque gelide il freddo non è la sensazione peggiore. Quando entri in acqua, mani, testa e piedi perdono sensibilità nel giro di pochi secondi. Non c’è rischio di congelamento, perché restiamo in acqua troppo poco tempo, ma quello che subentra è il dolore fisico. Sotto i 5°, ogni grado in meno cambia tutto. Da una parte speri di uscire dall’acqua il prima possibile, dall’altra speri esattamente il contrario perché sai che il momento dell’uscita è ancora più critico, anche perché sarai in costume magari con una temperatura esterna magari di 10°”.
Se infatti durante il nuoto il sangue affluisce al cuore, una volta fuori dall’acqua ricomincia a circolare e, mischiandosi al sangue più freddo che arriva dalle estremità aumenta il rischio di ipotermia. Per questo nelle sue imprese Paolo – e chi nuota con lui – è seguito da un’equipe di medici e i parametri fisiologici sono costantemente monitorati.
“In quei momenti ti assalgono mille dubbi, credo comuni a chiunque pratichi uno sport estremo. Ti chiedi chi te lo ha fatto fare, pensi che vorresti essere altrove. Alla fine però prevale la voglia di avventura, il desiderio di superare un altro limite. Infondo le gare di Ice Swimming non sono altro che prove individuali, che fai per te stesso, non per vincere una medaglia”.
Come ci si prepara a sfide così estreme?
Le avventure di Paolo hanno contribuito alla visibilità di uno sport che, seppure ancora estremamente di nicchia, sta riscuotendo l’interesse di un numero crescente di nuotatori. L’Ice Swimming può essere per molti ma non per tutti. Nulla si può improvvisare.
“Come tutti gli sport estremi, l’Ice Swimmng va avvicinato con rispetto e grande attenzione, l’imprevedibile è sempre dietro l’angolo. Serve una preparazione fisica; io di solito inizio ad ottobre a nuotare in acque libere, e proseguo fino a gennaio. Mi serve per abituare il fisico alle basse temperature. La componente psicologica è altrettanto importante. L’allenamento deve essere anche mentale. Cerco di rivivere le esperienze passate, penso che le ho già vissute, le ripercorro con la mente e so cosa mi aspetta”.
“Per lavoro, mi occupo della gestione di aziende in crisi e sicuramente questo mi aiuta anche nello sport, perché mi insegna che anche nelle situazioni più difficili, anche quando sembra impossibile, si possono ottenere dei risultati. Nella vita, così come nel lavoro di tutti i giorni, la voglia di partire non si esaurisce mai. Penso a quello che farò, alla prossima avventura , anche quando non c’è nulla in programma”.
Il prossimo #BeatYesterday
“Credo ci sia un limite oltre il quale umanamente non ci si possa spingere senza correre un pericolo. Difficilmente, ad esempio, si può nuotare in acque gelide per più di 30 minuti. C’è chi lo fa, ma non è una bella esperienza. E, per quanto mi riguarda, non credo mi ci avvicinerò”.
Paolo Chiarino, però, ha già in mente quale sarà il suo prossimo Beat Yesterday: nuotare 1 km al Polo Nord, sopra alle Isole Svalbard, all’interno di un programma medico-scientifico sullo studio degli effetti dell’ipotermia.
“Nuoterò 1 km, ma l’obiettivo è provare ad arrivare al miglio. Un passo in più, che spero di riuscire a fare”.
Anche tu, come Paolo, hai già superato il tuo personale Beat Yesterday? Vogliamo darti voce, perché tu possa essere di ispirazione e motivazione per tutti gli altri. Raccontaci la tua storia.