BY#30 – Il sogno della LUT, la Lavaredo Ultratrail
Oggi vi raccontiamo la storia di Giulio Carobelli, per gli amici Il Pozz, e del suo Beat Yesterday, che lo ha portato da una bilancia che segnava 100 kg al traguardo della LUT. Correre la leggendaria Ultra Trail è un sogno per tanti trail runner e la storia di Giulio ci dimostra che anche quando l’obiettivo sembra il più difficile da raggiungere, abbiamo sempre la possibilità di provarci, confrontandoci con i nostri limiti e le nostre paure, tra il coraggio di osare e il buonsenso di riconoscere fino a dove possiamo spingerci.
“Beh la storia è breve. Ero 100kg e non ero in salute”.
Inizia così il racconto che ci ha inviato Giulio, un infermiere nato in Campania ma senese di adozione.
“Ero un obeso – confessa senza usare mezzi termini – e non stavo bene con me stesso. Quando ho visto la cifra tonda sulla bilancia è scattato qualcosa. Ho detto a me stesso che non potevo continuare così, che dovevo fare qualcosa”.
E così Giulio ha fatto quello che fanno in molti, ha iniziato a correre. “È la prima cosa che mi è venuta in mente, perché è uno sport alla portata di tutti, facile per chi inizia: infili le scarpette e vai”.
E come accade a molti, chilometro dopo chilometro, Giulio alla fine ci ha preso gusto.
“All’inizio è stato facile perdere peso, anche perché stavo più attento all’alimentazione. Vedevo i kg scendere sulla bilancia e questa era la motivazione migliore per continuare. Più dimagrivo e più le mie prestazioni miglioravano: riuscivo a correre più km e ad andare più veloce. Quando poi sono entrato in una fase di stallo mi sono rivolto a un nutrizionista, ho cominciato a fare le cose più seriamente e ho proprio cambiato stile di vita”.
“Dopo poco mi sono iscritto a una squadra, la Mens Sana di Siena, e ho trovato dei nuovi amici oltre che compagni di corsa. Poi sono arrivate le prime gare: 5 km, poi 10. Poi la mezza e infine la maratona. Distanze che solo pochi mesi prima, per me, sarebbero state impensabili”.
Nel 2016, 2 anni dopo la sua prima corsa, Giulio ha affrontato i 42 km di trail all’Ecomaratona del Chianti e poi quelli, su strada, alla Firenze Marathon. “È questione di step mentali: dopo aver corso 42 km mi sono detto che per arrivare ai 50 km di una ultra mi bastava aggiungerne 8. Pochi, no?”. Così è arrivato il traguardo della Terre di Siena Ultramarathon e la Chianti Ultratrail, che è valsa a Giulio il punteggio per tentare l’estrazione della Lavaredo Ultra Trail.
Il sogno della LUT
“Prima di allora, a Cortina ero stato solo in vacanza. Ammiravo quei posti bellissimi, vedevo le Tre Cime di Lavaredo e mai avrei pensato di poterci correre. Ero certo che non sarei stato estratto e, da una parte, al pensiero mi sentivo sollevato. Invece il destino ha voluto diversamente”.
“Una volta iscritto ho avuto un po’ di timore al pensiero di affrontare 120 km e quasi 6.000 metri di dislivello positivo. Sulle colline toscane non ci sono quelle altitudini e anche il fondo su cui correre è molto diverso. Allo stesso tempo temevo che mi sarei pentito se non ci avessi almeno provato, così ho iniziato la preparazione. Per otto mesi non ho pensato ad altro”.
Il 28 giugno 2019, alle 23, la partenza da Cortina.
“L’atmosfera era incredibile e trovarmi sulla stessa linea dello Start insieme a campioni e professionisti è stato bellissimo, mi sembrava un sogno. Affrontare quelle salite, che mi sono sembrate apocalittiche, non è stato facile, anche se ho corso in posti pazzeschi, con panorami bellissimi, e questo sicuramente mi ha fatto sentire meno la fatica. Verso l’ottantesimo km ho avuto un problema di vesciche che mi ha reso complicato continuare. Ma quando pensi di non farcela subentra la testa. Per correre la LUT le gambe servono, ovvio, non è una gara che si può improvvisare, ma le “gambe vere” ce le ha chi corre per vincere. Per tutti gli altri, me compreso, la testa conta molto di più“.
“Io ho pensato solo che volevo finirla, un passo alla volta, che quel traguardo era la ciliegina sulla torta di una preparazione durata mesi. E ce l’ho fatta, sono arrivato alle 4 di domenica mattina. L’ho chiusa in 29 ore, entro il tempo limite. È stata sicuramente un’esperienza sofferta ma mi sono goduto ogni momento e ne è valsa la pena”.
Un Beat Yesterday che vale doppio
Per Giulio il 28 giugno è il “compleanno sportivo”, perché celebra il giorno in cui ha realizzato il suo sogno superando limiti e paure.
“Tagliare il traguardo della Lut è stato un Beat Yesterday a 360 grandi, l’apice della mia carriera di amatore, ma soprattutto il coronamento di un percorso iniziato anni prima, che mi ha portato a cambiare fisicamente e mentalmente grazie a un nuovo stile di vita. Benedico il giorno in cui, salendo sulla bilancia, ho capito che qualcosa doveva cambiare: anche quello è stato il mio Beat Yesterday. Oggi guardo le foto del mio arrivo alla LUT e quelle di quando pesavo 100 kg e penso a tutto quello che c’è stato in mezzo”.
“Cambiare vita non è facile, serve la voglia, la motivazione. Troppo spesso ci nascondiamo dietro alla scusa del lavoro, della famiglia per non fare quello che potremmo. Ci diciamo di non avere tempo per prenderci cura di noi ma in realtà bastano 30′ al giorno. Invece di fare una pausa caffè e poi accendere una sigaretta possiamo uscire di casa e fare due giri del palazzo”.
Giulio ha fatto suo negli anni questo nuovo stile di vita e, ci assicura, i risultati continuano ad arrivare ancora oggi.
Lui, intanto, sta già pensando al prossimo Beat Yesterday: “Vorrei provare a correre la mia prima 100 miglia, alla Tuscany Crossing, a settembre. E poi, il prossimo sogno: la UTMB. Quello sarebbe il Beat Yesterday per eccellenza. Il Tor? Al momento per me sarebbe una gara troppo estrema, fuori dalla mia portata, però mai dire mai”.
Allora, al prossimo racconto.