Melissa Paganelli, dal Ring ai Sentieri di Montagna
Lei è Melissa Paganelli ed è una Finisher. Bergamasca DOC, è una super atleta in due sport che apparentemente sono lontani anni luce, la boxe e il trail running. Comune denominatore, la fatica e la determinazione. Sesta nel 2019 (ultima edizione prima della sosta forza dal 2020) e seconda nel 2021 a TO330 con il tempo di 93 ore e 35 minuti.
Kickboxer prima e pugile poi nei categoria dei pesi mosca, Melissa si avvicina al mondo della corsa in montagna per caso, in una gara di casa, la Gran Trail delle Orobie. Prima la corta, poi la lunga da 60km… che vince. Anche quest’anno Melissa sarà presente a Courmayeur e oggi ci parla della sua esperienza da FINISHER.
Due chiacchiere con Melissa
Se ti dico TOR, la prima immagine che ti viene in mente, sei tu all’arrivo o un momento particolare che hai vissuto durante le tue gare?
Ce ne sono diversi. L’arrivo è quello che ti rimane scolpito nella mente perché è il momento in cui si viene ripagati della fatica, ma devo però ammettere che quando mi chiedono di parlare del TOR, riaffiorano i ricordi della gara: tanti giorni ed emozioni sono impossibili da dimenticare.
Viaggio o Gara sono due concetti che un evento come il TOR si fondono: succede anche te?
Mah, questo è molto soggettivo e dipende da come si arriva alla gara. Io parto sempre con l’idea di fare una buona prestazione ma TOR è una gara talmente lunga che bisogna essere in grado via via di plasmare gli obiettivi in base a come ci si sente fisicamente e mentalmente. Sono entrambe le cose.
Puoi dare qualche consiglio a chi si sta avvicinando al mondo del Trail e delle Ultra? Quando ci si sente pronti per affrontare il TOR?
Tanto per cominciare ritengo che, al contrario di quello che si potrebbe pensare, non si debbano avere necessariamente tante gare alle spalle. Il TOR è una gara che viene corsa anche da persone che, semplicemente, amano frequentare la montagna e camminare tra valli e vette. È normalissimo vedere uomini e donne non particolarmente atletiche, provarci e arrivare. In sostanza, non c’e’ un momento preciso per essere pronti: bisogna volerlo e buttarsi.
Testa e gambe hanno lo stesso peso per arrivare alla fine della gara?
Ho vissuto diversi momenti al TOR: bisogna saper ascoltare ma anche limitare ciò che ti dice la testa e, contestualmente, saper comandare le gambe. Il rischio di affidarsi troppo a uno piuttosto che all’altro può diventare un problema lungo il percorso.
Da Finisher cosa auguri a chi correrà per la prima volta TOR quest’anno (qualsiasi Gara del circuito TorX)?
Per la prima volta al TOR, ho un solo grande consiglio: godetevelo! Non si pensa mai alla prestazione alla prima partecipazione a un gara del genere che può offrirvi tantissimo in termini di arricchimento personale.