BY#23 – Cerca il tuo record
Riuscire a fare ciò che fino a ieri sembrava impossibile. Questo è lo spirito del Beat Yesterday di Garmin. E non c’è numero, non c’è limite o traguardo che possa valere più o meno di un altro. Ciò che conta è superare se stessi.
Davide Talarico, 40 anni di Castellamonte (TO), lo ha fatto, stabilendo addirittura il record SkyBike da zero al Monte Rosa. Ci è riuscito nella notte tra il 25 e il 26 luglio 2020, quando, partendo da Genova, è arrivato alla Capanna Margherita (4.554 m s.l.m). E lo ha fatto in 13 ore e 44 minuti, migliorando cioè di 45 minuti il precedente record stabilito, nel 2018, da Nico Valsesia sullo stesso percorso via Gressoney.
Davide non è un professionista. È uno sportivo, certo, ma il suo mestiere è un altro. Lavora nel suo negozio dalla mattina alla sera, ha un bimbo piccolo e si allena nei pochi momenti liberi. “Ancora adesso non so bene come ho fatto – ci dice – ma sono convinto che se ce l’ho fatta io, ce la può fare chiunque”.
Beat Yesterday non sarà mai l’impresa di cui tutti parlano, non è la vittoria che resterà per sempre nella storia dello sport. Beat Yesterday è la realizzazione di persone comuni che si mettono in gioco sacrificando tempo ed energie per riuscire in qualcosa che la maggior parte delle persone definiscono impossibile. Beat Yesterday non è essere più bravi o più forti di altri, ma avere la volontà di non fermarsi a ciò che si è, per scoprire chi si vuole essere veramente. Questo è Beat Yesterday, questo è essere speciali.
Anche tu hai già superato il tuo personale Beat Yesterday? Vogliamo darti voce, perché tu possa essere di ispirazione e motivazione per tutti gli altri. Raccontaci la tua storia.
La sua storia
La storia sportiva di Davide Talarico è iniziata sulle due ruote, da ciclista. La passione per la bici lo ha portato fino in under 23, poi ha abbandonato l’agonismo. Non la passione, però. Nel 2013, per un problema fisico, si è dovuto fermare e lo stop è durato per ben tre anni. Piano piano, grazie a un lungo percorso riabilitativo, ha ripreso l’attività, avvicinandosi anche alla corsa in montagna.
“Nel 2018 ho visto in tv l’impresa di Nico Valsesia e l’idea di provare a fare la stessa cosa è iniziata a girarmi in testa. Nel frattempo ero risalito in sella; facevo lunghi giri, con intenti più turistici che sportivi. Dal trail sono passato allo skyrunning e poi ho aggiunto anche lo sci nordico. Stop e infortuni non sono mai mancati in questi anni e a all’inizio del 2020 avevo appena ripreso con le gare dopo l’ennesimo problema fisico. Poi però è arrivato il lockdown”.
“Come molti altri, ho iniziato ad allenarmi su e giù per le scale, o correndo attorno al mio negozio, come un criceto. In quei giorni, in cui spesso i runner erano additati da tutti, ho sentito montare la rabbia: rabbia per quello che non potevamo fare. Volevo dimostrare che nessuna chiusura poteva farmi smettere di pensare e di sognare in grande. E spinto da questa rabbia, che è diventata la mia motivazione più forte, l’idea di tentare il record è diventata sempre più concreta. Non sono un professionista che eccelle in una disciplina, ma sono uno che se la cava con la bici, con la corsa, e in quota. Ho pensato che forse potevo unire le tre cose. I tempi li avevo, dovevo solo organizzare tutto. Anche se l’organizzazione non è mai stata il mio forte”.
La preparazione
Davide si è circondato di uno staff di amici, prima ancora che professionisti, che hanno messo a disposizione la loro esperienza: un ex ciclista, un meccanico, il team di supporto che lo avrebbe seguito in auto, una guida alpina. “Certe imprese non puoi pensare di portarle a termine da solo ed è stato bello legarsi a loro in questa avventura”, ci dice. Davide sapeva bene di avere una e una sola possibilità: il 25 luglio e il 26 luglio.
“Con il lavoro era l’unica data disponibile. Quando a maggio hanno riaperto, dopo il lockdown, ho ricominciato ad allenarmi fuori e la rabbia covata in quelle settimane mi ha fatto andare ancora più forte. I tempi però erano strettissimi. È vero, ero riuscito a mantenere la forma, ma non avevo sulle spalle una preparazione specifica. Non si parte tutti i giorni per scalare il Monte Rosa: si parte per fare 30 km, per godersi un momento di sport, di libertà. E io avevo pochissimo tempo per organizzare l’ultimo lungo in bici, l’ultima uscita in quota”.
“Con un’unica data a disposizione, sapevo di avere solo il 10% di possibilità di battere il record. Perché non potevo prevedere il meteo, né attendere la giornata migliore. E le condizioni meteo in queste imprese fanno un’enorme differenza. Così come la fortuna. Per questo in tanti provano ad arrivare in cima ma pochi ci riescono”.
“Una settimana prima, durante l’uscita in quota, appena prima di arrivare in vetta, ho incontrato una ragazza. Era senza una gamba: la sua montagna era più alta della mia, eppure la stava scalando. Penso che ognuno abbia la sua montagna, il suo limite da superare e la sua motivazione per farlo. Anche chi è in sovrappeso e corre i suoi primi 10 km supera il suo limite. Non ho mai spiccato come sportivo agonista. Anche nei trail, arrivavo quarto, quinto. Non ho mai vinto. Sono sempre stato un perdente e, nella mia vita, tutte le volte che qualcosa poteva andare storto lo ha fatto. Per una volta volevo riuscire in qualcosa, nonostante tutto, anche se le incognite erano tante”.
Il record
Il 25 luglio 2020, poco dopo le 19, Davide in sella alla sua bici è partito da Genova Voltri, e percorrendo 222 km è arrivato a Gressoney Staffal. Da lì, a piedi, ha iniziato l’ascesa verso il Monte Rosa, con 18 km totali di salita fino alla Capanna Margherita. Nell’ultimo tratto lo ha accompagnato l’amico e guida alpina Davide Enrione.
“Percorrere quel tratto da solo, di notte, non sarebbe stato prudente. È stata una scelta saggia e, per una volta, nella sfortuna sono stato fortunato perché quando siamo arrivati in cima ci ha accolti una bufera di neve. Nel giro di pochi minuti ci siamo ritrovati a -20°, con addosso solo vestiti leggeri. Per 10 minuti abbiamo perso la traccia, la visibilità era nulla. Io avevo dato tutto: ho maledetto tutti gli allenamenti che non avevo fatto e che, magari, mi avrebbero permesso di gestire meglio quella situazione critica. Ma per fortuna non ero solo. In quel momento riuscire a tornare a casa era per più importante del record. Non sono nemmeno riuscito a festeggiare, avevo le mani congelate; però sono riuscito a chiamare a casa, per rassicurare tutti. Sentire mio figlio che tutto contento mi faceva i complimenti è stato il momento più emozionante”.
Il tempo di 13h44’ è stato registrato in modalità FKT (fastest known time), con le registrazioni strumentali GPS e di frequenza cardiaca, come da indicazioni della Federazione di Skyrunning che ha ufficializzato il primato. Nella giornata di martedì 28 luglio 2020 è arrivata l’ufficializzazione del record dalla federazione, per un percorso totale di 240 km, di cui 222km in bici️ e 18km di ascesa a piedi con 4.980m di dislivello totale.
“Il record è relativo. Certo fa piacere, ma la mia vita è proseguita come prima, con il mio lavoro di sempre. Ora però ho la consapevolezza di essere riuscito in un’impresa che avevo visto solo in tv e che credevo impossibile. Valsesia resta un campione: il suo record suo Monte Bianco è mostruoso e ha una continuità davvero straordinaria, ma io ho raggiunto quello che era il mio obiettivo più ambizioso”.
Probabilmente solo il primo. Nella testa di Davide sta già girando l’idea dell’ascesa al Monte Bianco, che per lui vorrebbe dire chiudere un cerchio, “…o al Gran Paradiso, su quello non ci sono ancora record di SkyBike, anche se sarebbe una seconda scelta.”
“Non starò a dire che non ho fatto fatica. Si fa sempre fatica. Chi pratica sport di endurance lo sa: arriva sempre il momento in cui ti chiedi chi te lo ha fatto fare e giuri che non lo farai mai più. Ma forse in tutti noi c’è un po’ di autolesionismo ed è quello che ci porta, una volta raggiunto un traguardo, a pensare già al prossimo. Perché scatta qualcosa dentro anche se è difficile spiegare cosa sia.”
Per noi è facile. Lo chiamiamo Beat Yesterday.