BY#31 – Il Beat Yesterday di Stefano Baldini, “Dio di maratona”
Chi vive di sport assapora ogni giorno la possibilità di superare se stesso, il gusto di tanti Beat Yesterday che portano verso un obiettivo. E non c’è obiettivo, non c’è sogno più grande per un atleta che partecipare alle olimpiadi e vincerle. Stefano Baldini ce l’ha fatta, il 29 agosto del 2004.
Ha conquistato la medaglia d’oro olimpica, la più ambita, correndo la maratona, la Regina di tutte le gare e di tutte le distanze. E lo ha fatto ad Atene, là dove la storia della maratona ha avuto inizio.
È stato l’ultimo italiano ad aggiudicarsi quell’Oro e oggi, a poche settimane dalla cerimonia di apertura dell’Olimpiade di Tokyo, vogliamo rivivere insieme a lui le emozioni di quel traguardo.
Una maratona speciale
Che quella di Atene 2004 sarebbe stata una maratona diversa dalle altre lo avevano immaginato in tanti.
“Già nei mesi precedenti – racconta Stefano – si respirava un’atmosfera particolare tra chi doveva correrla: il percorso storico, il fascino, le difficoltà, le leggende. Quel 29 agosto avremmo corso di pomeriggio, con 30 gradis: sapevamo che sarebbe stata una giornata difficile”.
E forse anche per questo la gara è partita su ritmi piuttosto blandi.
“È iniziata lenta, molto lenta, me lo aspettavo. Nei primi 13-14 km ci siamo studiati. Già al 20° km ho notato delle facce preoccupate e stanche. Vanderlei de Lima era in fuga davanti a tutti, con 35-40” di vantaggio. Al 30° km nessuno aveva ancora fatto nulla e io ho iniziato a preoccuparmi, sapendo che il brasiliano era là davanti da solo. Ho capito che se volevo la medaglia d’oro dovevo fare qualcosa”.
Verso la vittoria
Quell’anno Stefano, sotto la guida del “Prof. Fatica”, Luciano Gigliotti, era in forma come probabilmente non era mai stato prima. “Ero in grande condizione e la mia faccia era tutta un programma: avevo la speranza negli occhi”.
E con quella speranza Stefano ci ha provato. Ha provato ad andarsi a prendere quella medaglia d’oro: l’impresa di una vita.
Al 38° km ha allungato per staccare Keflezighi e ha iniziato la sua rimonta.
Nello stesso momento, poco più avanti, Cornelius Horan, uno spettatore irlandese, si butta in strada e travolge Vanderlei de Lima, che finisce a terra.
“Io e Keflezighi non ci siamo accorti di nulla. A causa della caduta, Vanderlei de Lima ha perso 7-8 secondi. È stato un vero campione perché si è rialzato e ha continuato a correre nonostante i crampi e la stanchezza. Anche senza quell’incidente il risultato non sarebbe cambiato: gli eravamo addosso e lo avremmo raggiunto comunque, magari un chilometro più avanti”.
Dopo due ore di gara Stefano riesce a superare il brasiliano; Keflezighi è ormai alle spalle.
“Nessuno a quel punto poteva raggiungermi. Ero stanco, sì, ma avevo ancora energie e benzina mentale”.
“L’ingresso allo stadio, illuminato a giorno e pieno di gente, è stato un momento impagabile. Uno schiaffo che mi ha tolto tutta la concentrazione. Sul mio viso lo stupore per quello che stava accadendo. Mi sono stupito di me stesso: avevo avuto la mia grande occasione e non l’avevo sprecata, ero riuscito a superare i mie limiti nella gara più importante”.
Stefano Baldini: “Dio di maratona”
“Al momento della premiazione ho realizzato di aver fatto qualcosa di davvero importante. La cerimonia in mondovisione, le lacrime, la gioia, l’inno nazionale da cantare”.
Il giorno dopo la vittoria di Atene, Gazzetta dello Sport uscì con l’immagine di Baldini sul traguardo e il titolo “Dio di maratona”, un appellativo che gli si è cucito addosso e che ancora oggi, dopo 17 anni, nessuno oserebbe levargli.
Di quell’epica giornata che ha scritto la storia dell’atletica italiana, portando il tricolore sul gradino più alto di tutti, abbiamo ancora negli occhi le immagini e probabilmente mai le dimenticheremo.
“È stato bello poter trasmettere un po’ di emozione – dice Stefano -, magari ho commosso qualcuno. È stata una gran bella soddisfazione.
Grazie, Stefano.