BY#5 – Matteo, il Covid e la rinascita, grazie alla sua bici
Beat Yesterday non è essere più bravi o più forti di altri, ma avere la volontà di non fermarsi a ciò che si è, per scoprire chi si vuole essere veramente. Nei momenti di difficoltà la spinta a migliorarsi e a superare nuovi ostacoli diventa vitale e fa di noi ciò che siamo. Oggi vi raccontiamo la storia di Matteo Bosso: una storia di rivincita personale, una sfida, guidata solo dalla passione.
Per rialzarsi bisogna prima cadere
Matteo ha 26 anni ed è sempre stato uno sportivo. Quattro anni fa è nata la sua passione per il ciclismo. E lo sport, si sa, insegna la più importante delle lezioni: a non arrendersi, a dare il massimo per raggiungere i propri obiettivi. Soprattutto quando, come nel caso di Matteo, la vita ci mette davanti a una sfida particolarmente impegnativa.
“A febbraio 2020 sono stato ricoverato in ospedale: polmonite interstiziale da Covid 19. Ho capito che se ne fossi uscito avrei dovuto fare qualcosa di grande, di importante. Solo per me”.
Matteo è stato fortunato: il suo fisico sportivo e allenato ha reagito bene, gli ha permesso di guarire senza conseguenze a lungo termine e, ci dice lui, è stato assistito nel migliore dei modi. Ma quella diagnosi ha significato un ricovero in ospedale di due settimane, poi l’isolamento dai famigliari e la convalescenza. Nella taverna di casa aveva a disposizione un tapis roulant, la sua salvezza.
“Ho iniziato molto gradualmente, non sapevo come avrebbe reagito il mio fisico ma, poco alla volta, sono arrivato a correre 5 km poi 7 km, a giorni alterni. Poi ho iniziato a spingere. La testa e la voglia di rivalsa hanno fatto la differenza. Ho raggiunto uno stato di forma che difficilmente potrò replicare. Il lato positivo della quarantena è stato il tempo a disposizione”.
Giorno dopo giorno Matteo ha ripreso le forze e, soprattutto, la voglia di spostare l’asticella un po’ più in alto.
“Sono sempre stato uno sportivo ma non ho mai eccelso in nulla. Ho capito che quella era l’occasione per dare una svolta alla mia vita, non solo dal punto di vista sportivo”.
Everesting: un sogno nel cassetto
Gli Everesting sono sfide ciclistiche che prevedono di coprire lo stesso dislivello ascensionale dell’Everest (8.848 m) ripetendo più e più volte una stessa salita.
“L’idea mi è venuta parlando con un’amica, quella che oggi è la mia ragazza, Ilenia. L’Everesting per me era un sogno, qualcosa che mai avrei immaginato di poter realizzare. E invece…”
Una volta ripreso dalla polmonite Matteo ha iniziato ad allenarsi, grazie anche ai consigli di Simone e Marco, due amici e, soprattutto, ciclisti esperti.
“Appena è stato possibile uscire un bici, prendevo la macchina e mi spostavo verso Bormio. Mi sono allenato sulla salita del Passo dello Stelvio, sul Passo Gavia, Passo del Bernina, Passo del Maloja e soprattutto Passo Valcava, che è un po’ la palestra di noi ciclisti. Mi sono testato su due uscite da 5.000 metri di dislivello, volevo capire come avrebbero retto le gambe dovendo pedalare per tante ore”.
Il 27 giugno del 2020, a mezzanotte, è salito in sella alla sua bici e ha iniziato a scalare la salita che da Sant’Omobono Terme (BG) porta al Laghetto del Pertus.
“L’ho scelta perché è una salita non troppo lunga e non troppo dura: le caratteristiche ideali per mantenere quel passo costante che è basilare per affrontare un Everesting. Sapevo che il segreto era dosare le forza, spingere in maniera costante ma senza andare fuori giri, e godendomi ogni salita. Questo è ciò che anima la mia passione per il ciclismo, non la competizione”.
Matteo è salito (e sceso) per ben 11 volte. Ha impiegato circa 16 ore.
“Devo ringraziare tutti i ciclisti che sono venuti a supportarmi, e anche quelli che non conoscevo ma che hanno voluto essere lì per accompagnarmi. Non ho pedalato una sola salita da solo, ero sempre con qualcuno e questo ha aiutato. E grazie agli amici che mi hanno aspettato in cima. Ho pedalato io ma al traguardo ci sono arrivato grazie a tutti loro”.
È stato uno dei giorni più belli della mia vita
Ogni impresa ci lascia dentro emozioni indescrivibili e la voglia di non abbandonarle.
“Non escludo un secondo Everesting – ci dice Matteo -. Ma più ancora mi piace l’idea di accompagnare qualcuno nel suo, come ho fatto anche qualche settimana fa con un amico e come, a giugno, hanno fatto con me”.
“Vorrei poter trasmettere la mia idea di ciclismo, la stessa che gli amici hanno trasmesso a me: una passione che non significa necessariamente andare più forte degli altri ma che è fatta anche della capacità di godersi ogni singolo momento. L’Everesting ti porta a questo: a salire piano ma con costanza ed è una sfida che consiglio a tutti i ciclisti che siano minimamente preparati per farlo. Può sembrare impossibile, ma non lo è”.
Anche tu, come Matteo, hai superato il tuo personale Beat Yesterday? Vogliamo darti voce, perché tu possa essere di ispirazione e motivazione per tutti gli altri. Raccontaci la tua storia.