InReach Stories: Duane Kkonyn
Nell’estate del 2019 più di 500 volte è stato premuto il tasto SOS di Garmin inReach per richiedere aiuto da persone ferite, in pericolo di vita, smarrite. Anche la cronaca ha trattato diversi casi di incidenti in montagna, spesso terminati senza lieto fine. Molti, tantissimi di questi casi, si sarebbero potuti evitare se le persone coinvolte avessero comunicato immediatamente la propria posizione e richiesta di aiuto.
La mancanza di copertura GSM e la durata limitata della batteria degli smartphone purtroppo hanno giocato un ruolo importante nell’epilogo, spesso drammatico, di questi casi. Ricorderete sicuramente la vicenda dell’escursionista francese Simon Gautier.
inReach funziona ovunque, anche dove non c’è copertura telefonica perché si basa su tecnologia GPS. E’ come fosse un telefono satellitare ma, anziché comunicare tramite voce, lo fa tramite messaggi. Non solo. inReach permette di attivare i soccorsi con la semplice pressione di un tasto SOS: anche in casi di poca lucidità sarà semplice inviare una richiesta di soccorso con i dettagli della nostra posizione rilevata automaticamente da inReach.
500 persone, 500 storie da raccontare
500 persone. Padri, figli, amici che in una sola estate hanno avuto salva la vita premendo il tasto SOS del loro Garmin inReach. Ognuno di loro avrebbe qualcosa di incredibile da raccontare, ma la storia che vi raccontiamo oggi ci porta negli Stati Uniti, quando Duane Konyn, un ultrarunner di 45 anni, lo scorso settembre ha richiesto aiuto premendo il tasto SOS del suo inReach Mini dopo essersi sentito male durante la gara BigFoot 200, nello stato di Washington.
La storia di Duane Konyn
Era il quarto giorno e, al momento della ripartenza, Duane si sentiva ben riposato e fiducioso di concludere la gara prima del tramonto insieme al suo amico Brandon. Tuttavia, quando ha provato ad urinare non è riuscito a svuotare la vescica prima di ripartire, pensando che sarebbe bastato bere più acqua per riprendere la corretta funzionalità. Non è stato così. Alle 8 del mattino, dopo 71 ore di gara e 165 miglia percorse, il suo corpo ha smesso completamente di funzionare.
La vescica era così piena che ho iniziato ad avere le convulsioni, dolori fortissimi ma, soprattutto, non riuscivo più a camminare. Ho provato più volte ad alzarmi e ripartire ma non sono riuscito ad andare molto lontano. Il dolore era troppo forte.
Dopo 20 minuti di tentativi inutili, Duane si rende conto che la situazione poteva solo finire male e, senza pensarci due volte, preme il tasto SOS del suo inReach Mini. Affida poi inReach al suo amico Brandon per comunicare ai soccorsi del GEOS, tramite messaggi, i dettagli della situazione. Ma non solo. La moglie di Duane, essendo tra i contatti di emergenza in caso di SOS, è stata contattata da GEOS per essere messa al corrente di quanto accaduto, ha potuto seguire tutte le fasi del recupero e, soprattutto, ha potuto comunicare, sempre tramite messaggi, direttamente con Duane e Brandon.
Ai runner che passavano veniva detto di avvisare i volontari della necessità di soccorso e, quando il medico Brian Wilford giunge sul luogo si rende subito conto della necessità di evacuare il povero Duane.
Se Duane non avesse inviato l’SOS con i dettagli della sua posizione, avremmo dovuto dipendere dai runner che passavano vicino a noi per comunicare con lo staff del centro medico che, a loro volta, avrebbero dovuto trasmettere le informazioni alla direzione di gara. Questo avrebbe richiesto ore di tempo e ben pochi dettagli sulla reale situazione che stavamo vivendo e sull’urgenza del caso.
Come portare via Duane da quel luogo costituiva un altro problema. Erano circondati da un terreno ripido e molto tecnico, in un logo remoto e sperduto tra le montagne. Dall’alto dei sui 30 anni di esperienza, il medico Brian Wilford stabilisce che probabilmente ci sarebbe voluto almeno tutto il giorno e anche la notte per portare in salvo Duane con una squadra di ricerca e soccorso via terra. Dato il dolore e i sintomi sempre più gravi, non credeva sarebbe resistito per il tempo necessario. L’unica via di salvezza sarebbe stata un’evacuazione tramite elicottero e, tramite inReach Mini, lo hanno comunicato a GEOS.
Durante l’attesa dell’elicottero passarono circa 60 runner, tutti desiderosi di prestare aiuto ma in grado di fornire solo pacche sulle spalle e parole di incoraggiamento. Brian e Brandon accesero un fuoco in caso avessero dovuto passare la notte sulla montagna. Duane, invece, pensava solo a sua moglie e ai suoi tre figli. Poi, con loro grande sollievo, appare un eliambulanza Black Hawk dell’esercito. Non potendo atterrare a causa della vegetazione e del terreno scosceso, Duane fu issato a bordo tramite il verricello e prontamente portato in ospedale.
I medici hanno subito diagnosticato una ritenzione acuta della vescica a causa di un’ostruzione all’uretra. Una volta rimosso il blocco e drenato i quasi 2 litri di liquido all’interno del suo corpo, Duane si è sentito subito meglio ed è stato dimesso alle 2 del mattino, 18 ore dopo essersi sentito male, per camminare l’ultimo miglio della gara e tagliare simbolicamente il traguardo.
Ogni trail runner e ultra runner dovrebbe portare con se un inReach. Il mio inReach mini è così piccolo e leggero che è perfetto per le lunghe distanze. Non è affatto ingombrante. Se non lo avessi avuto con me avrei dovuto passare la notte sulla montagna, ma sono certo che non ce l’avrei fatta a superarla. Non credo sia fortuna. Solo previdenza.