Ironman Pescara 2014: sensazioni fantastiche per un’esperienza speciale
Autore del post: Silvia Schiapparoli
Non c’è molto da dire: una gara marchiata Ironman dice tutto da sé. La famosa M con il pallino rimane qualcosa di trascendentale per noi triathleti. Un meccanismo, un vortice in cui ci piace essere coinvolti. Il 70.3 di Pescara del 2014 è stato il mio primo medio targato Ironman. Ho fatto parecchie gare della stessa distanza, ma niente è come una gara brandizzata. E’ un po’ come bere la vera Coca Cola o cercare qualche bevanda che le assomigli.
Questa per me era la prima vera tappa di stagione dove avrei dovuto dare il massimo, a Pescara sarei stata esattamente a metà del mio cammino verso Maiorca. Sono arrivata alla starting line comunque emozionata: si tratta sempre di gare che a mio avviso meritano rispetto per il semplice fatto che manifestano tutto il tuo sudore di mesi, i tuoi sacrifici e le tue speranze. Il popolo del triathlon non è fatto di soli professionisti, ma di persone normali che hanno motivi diversi e sogni diversi da realizzare. Esattamente come sto facendo io.
Il tempo purtroppo non promette niente di buono: il mare è in burrasca e la frazione di nuoto viene accorciata a 1.000mt. Il vento di nuovo fortissimo, ma il percorso in bici davvero fantastico. Il panorama da il meglio di sé. Finalmente un percorso da triathlon e non da granfondo: vallonato e con un aumento di quota ben distribuito. Io non sono per niente scalatrice, ma… che gamba domenica! Peccato qualche piccola sfortuna: la catena è caduta al 20 km e purtroppo ho perso il mio porta cibo ( fondamentale in una gara lunga)… ho dovuto affrontare buona parte del percorso senza i miei rifornimenti.
E che spettacolo pedalare in tangenziale!!! Il percorso bici era interamente chiuso…altro vantaggio di un Ironman!!
Il percorso a piedi in città è stato un confronto con migliaia di persone che supportavano. Bello rivedere facce di amici dopo 3 ore di concentrazione in posizione da crono!
Arrivo al traguardo e….un altro 70.3 finito. Finisher è proprio quello che vogliamo sentirci dire! Le gambe sono a pezzi: gli ultimi km ho fortemente desiderato un marciapiede su cui sedermi.
Il mio pensiero va comunque li: tra qualche mese sarò solo a metà dell’opera e quella stessa parola sarà quello per cui ho lavorato per 10 mesi! Come lo finirò questo tanto atteso IRONMAN no si sa, ma so solo che avrò messo lì dentro speranza, passione, sudore e voglia di dimostrare a me stessa che dal passato esiste sempre un modo per rialzarsi a testa alta!