Paolo Chiarino. Obiettivo: Mar Glaciale Artico 2020
Paolo Chiarino si preparare per nuotare al Polo Nord. A oltre un anno di distanza dalla sua prima “Antartica”, a maggio del 2020 sarà nelle acque delle Isole Svalbard per nuotare mille metri sotto gli zero gradi. Senza muta. Solo costume, cuffia, occhialini. E, ovviamente, il suo fēnix 6.
Ice Swim: la sfida di Paolo Chiarino
Lo avevamo lasciato mentre era in preparazione di “Antartica”, la prima gara di nuoto estremo in Antartide: un chilometro, senza muta, in acque dalla temperatura compresa tra 0 e -2°.
Un’impresa impossibile? Niente affatto.
Paolo non solo ci è riuscito, ma tra pochi mesi lo farà di nuovo.
L’ice swim è una disciplina davvero estrema.
Vi basti pensare che, nelle gare di triathlon (pur con tutte le variabili del caso, categoria, gara, distanza ecc..) la muta è obbligatoria quando la temperatura dell’acqua scende sotto i 15 gradi. Obbligatoria.
Forse è anche per questo che Paolo Chiarino ha messo da parte la triplice per dedicarsi a sfide molto più particolari.
Dal 2011 si dedica al nuoto estremo in acque gelide. Ha nuotato in Siberia, al Circolo Polare Artico, ha partecipato a diverse gare di Coppa del Mondo.
“L’endurance però è un circolo vizioso: sei sempre alla ricerca di nuovi stimoli”.
Mar Glaciale Artico 2020, una nuova sfida
A maggio del 2020 Paolo tornerà al Circolo Polare Artico per nuotare 1000 metri, senza muta, in acque la cui temperatura oscilla tra gli zero e i -2 gradi.
“A novembre del 2018, la temperatura era -1,2° – dice – non dimentichiamo che a -1,8° l’acqua del mare ghiaccia. Eravamo un gruppo di 14 atleti, di 9 nazioni e siamo tutti riusciti nell’impresa. In realtà non è stato molto diverso da altre volte. O meglio, ogni volta è una cosa diversa e a quelle temperature anche un solo gradi di differenza cambia tutto. Quando entro in acqua, perdo immediatamente la sensibilità alle mani, alle gambe, alle braccia, e in quelle condizioni, più di tutto, conta la testa. L’esperienza aiuta. So che qualsiasi cosa sento in acqua, è temporanea, so che già in passato sono riuscito a governarla, che mi mi darà problemi, anche perché la permanenza in acqua dura comunque troppo poco per causare congelamento. So che una volta entrato in acqua devo solo pensare a stare tranquillo, a respirare regolarmente e a nuotare, cercando di uscire dall’acqua il più velocemente possibile”.
Molto utili, in questi casi, sono le “nuotate test”: durano alcuni minuti e vengono programmate uno o due giorni prima nelle stesse acque in cui si svolgerà la prova. Tutto ciò permette al cervello di memorizzare le sensazioni provate entrando in acqua, e al fisico di essere preparato a quando succederà di nuovo.
“Per preparare la nuova sfida in Italia dovrò aspettare che si abbassino un po’ le temperature dei laghi, ma intanto ho già nuotato al Circolo Polare Artico, con l’acqua a 7°. Nulla con confronto alle Swalbard, ma comunque un bel salto dai 28° dell’acqua del nostro mare!”
Una cosa, però, ce l’ha anticipata: anche questa volta, per i suoi allenamenti, si affiderà ad un Garmin.
Garmin fēnix 6, il volto dell’avventura
Per la prima impresa in Antartide, Paolo aveva scelto il Garmin fēnix 5X. Ora, ovviamente, la scelta non poteva che ricadere sul nuovo fēnix6.
“Il nuovo fēnix 6 sarà il mio compagno di allenamento, come accaduto con il suo predecessore. Il display è più grande rispetto al fēnix 5: questo significa che anche in acqua i dati sono visibili con una rapida occhiata. Inoltre mi fornisce due dati molto importanti: la temperatura dell’acqua e, con l’ultimo aggiornamento, la frequenza cardiaca in acqua, rilevata dal sensore cardio integrato.
Il GPS mi è molto utile quando nuoto in acque libere. Quando ho nuotato in Antartide a fine 2018, la prima cosa che ho fatto alla fine dei 1000 metri, prima ancora di toccare la scaletta della nave, è stato dare lo stop al mio Garmin. Non potevo perdere l’occasione di avere la straccia dei 1000 metri in Antartide su Garmin Connect!.
“Quando sono in piscina, carico gli allenamenti, distanze, tempi, ripetute e pensa a tutto lui, avvisandomi con una vibrazione al cambio di ritmo: io devo solo nuotare. È come avere un allenatore sempre a fianco in vasca. E allenandomi spesso da solo, devo ammettere che è una bella compagnia, uno stimolo in più che mi aiuta molto psicologicamente.
Non da ultimo, lo uso anche nei mie allenamenti di corsa. È davvero perfetto per tutto.